Oggi vorrei raccontare una storia che non è frutto di fantasia o dell’ispirazione di uno scrittore mancato ma è una storia vera che inizia dieci anni fa con un protagonista inconsapevole.
Siamo nel 2015 Alberto ha 17 anni, Marco 14, Anna 12, Maria 9 e Matteo 5 anni, poi ci sono io Fabio che nel 2015 ho 45 anni. Questa storia inizia il 16 giugno con un persistente formicolio al braccio sinistro e dopo aver chiamato un caro amico medico mi reco nel pomeriggio al pronto soccorso di Riccione dove dopo gli esami di rito ed una tac vengo inviato il giorno dopo dal neurologo presso l’ospedale di Rimini. Vado a Rimini dal neurologo che mi comunica di avere avuto un ictus ischemico, mi dice prepotentemente che se voglio continuare a vivere devo smettere di fumare, oggi, SUBITO. Mi informa che devo tornare a Riccione per la chiusura del referto e mentre vado di fermarmi in farmacia a prendere una cardio-aspirina, se non ricordo male il tipo di medicina
Salgo in macchina ovviamente molto preoccupato, faccio il primo pit stop in farmacia prendo la medicina e riparto.
Posso in tutta tranquillità affermare che il mio mondo da dopo aver fumato le mie due ultime Marlboro morbide è cambiato per sempre, in peggio, in meglio, poco importa quello che è certo è che l mia vita ha subito un brusco ed improvviso cambiamento.
Mi fermo sul lungomare, secondo pit stop, parcheggio e vado sulla spiaggia libera, dove in quel momento complice l’orario e il giorno feriale non c’è molta gente siamo solo io il mare ed il mio pacchetto di Marlboro morbide. Tolgo le calze e le scarpe e a piedi nudi mi avvicino al mare,mi siedo sulla sabbia con davanti a me il mare che verso l’infinito si fonde con il cielo in un bellissimo giorno di giugno con un sole meraviglioso e decido che da oggi stesso (17 giugno nda) avrei smesso di fumare per sempre. Casualmente, non credo molto nelle coincidenze, nel pacchetto ci sono solo due sigarette, bene le ultime due della mia vita. Accendo la prima sigaretta con nonchalance, come se questo gesto lo dovessi ripetere per altre migliaia di volte nella mia vita, assaporo la sigaretta, il sapore acre del tabacco si addolcisce con il profumo del mare. Finisco la sigaretta e faccio qualche passo, mi siedo su un moscone e consapevole che dovevo tornare in ospedale, mi fumo l’ultima sigaretta della mia vita. La mia ultima Marlboro morbida.

Accendo la sigaretta, questa volta con molta attenzione a quello che faccio consapevole che sarebbe stata l’ultima volta. In piedi vicino al pattino del salvataggio, mentre guardo l’orizzonte fumo l’ultima mia Marlboro penso che non possa permettermi il lusso di morire, voglio vedere crescere i miei figli e un vizio non può togliermi la possibilità di farlo, non può una sigaretta togliermi la possibilità di avere dei nipoti ed essere chiamato nonno. No, non può una sigaretta togliermi tutto questo e quindi dal 17 giugno 2025 non ne ho più toccato una.
È stata dura?
Sì specialmente all’inizio del percorso, ma la parte più difficile per me era la sigaretta dopo il caffè, quel momento per me è stato durissimo.
Ho cambiato la mia routine quotidiana da caffè, sigaretta e giornale a caffè e giornale.
Ma non voglio tediarvi con il racconto passo per passo della mia malattia non è questo il luogo, voglio però raccontarvi di me e di quello che presto diventerà il mio migliore amico, il mio bodyguard nel senso più stretto del termine, sto parlando di Sage un golden retriever meraviglioso con un particolare addestramento, infatti, è un cane DAD ovvero Diabetic Allert Dog, in italiano un cane allerta diabete. Sage ha un particolare addestramento che gli permette di individuare la variazione del livello di glucosio nel mio sangue.
La mia malattia tra le altre cose mi ha “regalato” il diabete che è attualmente una malattia inguaribile, che ti rende dipendente dalla insulina che non produce il pancreas. Quindi sono passato dalla metformina che non sopportavo ad utilizzare l’insulina, inizio ad imparare la conta dei carboidrati, a stare molto attento a quello che mangio facendo attenzione ai carboidrati che ingerisco per capire quanta insulina infondermi. Un giorno navigando su internet vedo un articolo in inglese che parlava di un addestramento particolare, un cane DAD. Decido di informarmi ma purtroppo non trovo niente in Italia ma solo Inghilterra o USA; mi metto il cuore in pace pensando che prima o poi questa formazione arriverà anche in Italia, più che pensando devo dire sperando.
Un giorno mentre facevo una ricerca su Google, onestamente non ricordo cosa stessi cercando, improvvisamente mi appare AICAD Italia, Associazione Italiana Cani Allerta Diabete.
Noooo, non ci posso credere finalmente i cani DAD sono arrivati anche nel belpaese. Incuriosito mando una mail con una mia breve presentazione.

La mia presentazione evidentemente li stuzzica, li incuriosisce e così vengo contattato dalla associazione, non con una fredda mail di risposta con indicato percorso e costo della formazione come se si trattasse di un corso di cucito, ma vengo contattato prima tramite Whatsapp e successivamente in una videochiamata dove conosco i membri della associazione Rossella e Valentina.
Parliamo di me, della mia salute, di chi può aiutarmi a prendermi cura di Sage, mentre parlo con loro capisco e percepisco di non essere solo il contratto numero 1234 ma una persona con un problema di salute che verrà aiutato da un loro cane appositamente addestrato per il diabete ma anche addestrato per camminare vicino ad una sedia a rotelle. Nelle loro parole percepisco il profondo amore per il cane, prima di tutto vogliono accertarsi che il cagnolone vada a vivere in un contesto dove sono in grado di prendersi cura di lui e non al primo posto il denaro.
Ovviamente la formazione di Sage, il suo mantenimento, crescita e cura ha un costo e solo alla fine affrontiamo l’argomento con molta sincerità e franchezza e addirittura si offrono di aiutarmi nella raccolta fondi per l’addestramento di Sage.




Una risposta a “La storia di Sage e del “suo umano” Fabio.”
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